Torino

Seymandi, per la procura l’odio social “non è diffamazione”. Lei: “Sono basita”

Seymandi, per la procura l’odio social “non è diffamazione”. Lei: “Sono basita”

Il pm di richiede l’archiviazione per gli insulti ricevuti in rete

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I social non sono la realtà. Gli insulti virtuali non sono come quelli reali. Due mondi, due percezioni diverse, perché nella realtà social «non pare più esigibile che la critica ai fatti privati delle persone si esprima sempre con toni misurati e eleganti». Parte da questa tesi la richiesta di archiviazione, scritta dal pm Roberto Furlan, relativa all’indagine scaturita dalle denunce di Cristina Seymandi contro gli haters che si erano scatenati contro di lei dopo il video in cui veniva lasciata dal promesso sposo, Massimo Segre.

“Bella predica nella copertina della tua pagina, la vogliamo arricchire con la giornata della fedeltà Ah, no, scusa”. “Che figura di merda!” Cit. seguito da faccine che si scompisciano dalle risate. E ancora.“Credevo fosse una puntata di quei programmi trash di Maria De Filippi. E invece”. Con altre faccine, altre risate. Questi alcuni dei commenti dei leoni da tastiera un post della Saymandi del 13 maggio scorso. E per cui la manager aveva sporto denuncia.

Ora, la procura chiede che il caso venga chiuso. Vari i motivi, tra cui: «la progressiva diffusione di circostanze attinenti la vita privata e la diffusione dei social ha reso comune l'abitudine ai commenti, anche con toni robusti, sarcastici, polemici e inurbani». Quindi, continua il pm Furlan : «Occorre tenere conto della mutata condizione della società, la quale, con l’uso dei social, è divenuta maggiormente

sensibile agli avvenimenti privati delle persone». Il mondo virtuale, secondo la procura, renderebbe «più ampio il confine di ciò che può considerarsi di interesse pubblico». Sarà il gip ora a valutare la richiesta del pm. Ma questa tesi potrebbe fare giurisprudenza.

''Una richiesta di archiviazione con queste motivazioni lascia basiti, non solo me ma anche le tante persone che mi stanno mandando messaggi''. Così all'Adnkronos Cristina Seymandi commenta le motivazioni con cui il pm torinese ha chiesto l'archiviazione delle indagini sulle offese via social.

''Definire una pratica ormai consueta sui social utilizzare un linguaggio non elegante e toni robusti lascia basiti tutti - sottolinea Seymandi - ma penso che innanzitutto lasci basiti i tanti ragazzi e professori che nelle scuole fanno corsi di cyberbullismo. Immagino un ragazzino di 12-13 anni a cui si è appena detto durante il corso che non si odia sui social, che bisogna avere rispetto, poi torna a casa e legge una notizia di questo tipo, che i toni robusti sono una pratica''.

''E' anacronistico, soprattutto in questo momento - prosegue - è appena passato il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, quindi la violenza è solo fisica, perché quella verbale non viene più contestata? Viene accettata? Mi rifiuto di accettare una cosa del genere. Non è punibile chi insulta un'imprenditrice di quasi 50 anni mentre forse riconosciamo che su una donna di 20 o 25 anni o su un ragazzino di 18 l'insulto potrebbe avere effetti negativi tragici? I valori in una società civile vanno fatti rispettare sempre'', conclude.

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