Perché i genitori devono parlare ai figli dei cambiamenti della pubertà: il parere dell’esperto
Affrontare i cambiamenti fisici e psicologici legati alla pubertà è una tappa cruciale per ogni adolescente. Tuttavia, ancora oggi, molti genitori faticano a parlare apertamente con i propri figli maschi di temi come i cambiamenti genitali e la sessualità. Questo silenzio, spesso dettato da imbarazzo o da una percezione errata che "certe cose si imparano da soli", può lasciare i ragazzi impreparati ad affrontare questa fase complessa della crescita, esponendoli a informazioni scorrette, modelli fuorvianti e cattive abitudini che rischiano di trascinarsi dietro per tutta l'età adulta.
Intervistato da Fanpage.it, il professor Andrea Salonia, Professore Ordinario di Urologia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e Consigliere della Società Italiana di Urologia (SIU), ha sottolineato l’importanza di un’educazione chiara e precoce in famiglia, non solo per aiutare i ragazzi a mantenere un sano rapporto con il proprio corpo, ma anche per istruirli a buone pratiche di prevenzione che ancora oggi, soprattutto nella popolazione maschile, vengono spesso trascurate e sottovalutate.
Perché è bene preparare anche i figli maschi ai cambiamenti della pubertà?
Ci sono tre motivazioni principali. La prima riguarda il passaggio dalla fase pediatrica a quella puberale. Questo vale soprattutto oggi, poiché un giovane si trova a confrontarsi molto presto con la realtà dei media, dove viene continuamente investito da contenuti forti, spesso fuorvianti, anche legati agli ambiti della maturazione sessuale, della genitalità e del ruolo maschile. I genitori dovrebbero quindi affrontare questo argomento quanto prima, proprio per anticipare tutto questo ed evitare un impatto potenzialmente devastante.
La seconda ragione, invece, risiede nel fatto che, con la pubertà, il ragazzo non solo prende consapevolezza dei tratti sessuali secondari – dai fenomeni di polluzione alla masturbazione – ma entra anche in un'età in cui possono cominciare a palesarsi i segnali di possibili patologie. Se però durante l’infanzia, è il genitore che si fa carico d'interpretare eventuali sintomi e attivare i dovuti rimedi, con l'arrivo della pubertà la stragrande maggioranza dei ragazzi non consente più alla mamma o al papà di accedere a determinate parti del corpo. Pertanto, se il giovane ignora i possibili segnali di rischio, c’è il rischio di accorgersi troppo tardi di possibili problemi o anomalie legate all’apparato genitale, come il varicocele, certe anomalie della forma del pene o lo stato di salute dei testicoli.
E la terza ragione?
Oggi l’età dei primi rapporti sessuali si è abbassata ed è bene che i ragazzi sappiano dell’esistenza delle malattie sessualmente trasmissibili e conoscano i modi per prevenirle. La faccenda è seria e non riguarda solo l’arcinoto HIV: basti pensare che stanno ricomparendo casi molto precoci di sifilide, una malattia che si potrebbe prevenire semplicemente utilizzando in modo corretto il preservativo.
Perché i genitori tendono a non fare questo discorso?
C’è ancora oggi un grande imbarazzo e una grande paura di trattare l’argomento. Nella nostra società la sessualità è ancora un forte tabù e si tende a non parlarne, soprattutto con i figli. Io sono un convinto anti-militarista, ma paradossalmente quello della visita di leva era la prima vera occasione in cui i giovani italiani venivano valutati dal punto di vista della loro genitalità. Era un momento importante di confronto, che permetteva d’identificare un problema. Oggi tutto questo manca e moltissimi ragazzi non vedono un andrologo o un urologo prima di molti anni dopo il raggiungimento dell’età adulta.
È importante normalizzare il cambiamento?
È fondamentale. La nostra società è ancora così imbevuta di machismo e androcentrismo da farci ritenere che il vero maschio sia intoccabile dalla malattia e che la sua genitalità sia un argomento sacro, di cui non si deve parlare.
Quali sono le buone pratiche che un genitore deve trasmettere al proprio figlio?
Innanzitutto la cura della propria igiene intima, detergendosi nel modo corretto con gli adeguati saponi. Sembra banale ma non lo è. Fondamentale poi che i giovani imparino a palparsi i testicoli perché è proprio l’età puberale il periodo durante il quale si sviluppano i tumori. Saper riconoscere un nodulo o un'anomalia può fare una grande differenza nella diagnosi precoce di un tumore, quello testicolare, che è il più diffuso nella fascia 20-30 anni. Inoltre è cruciale che i genitori insegnino a usare correttamente un profilattico – non deve esserci timore o imbarazzo in questo – e scelgano uno specialista di riferimento: fino ai 16 sarà l'urologo pediatra, dopo questa età, sarà l'urologo che si occupa di area prevalentemente andrologica.
Perché i maschi si prendono meno cura del proprio corpo rispetto alle donne?
È un vulnus culturale e trasversale. Uomini e ragazzi pensano di non aver bisogno di farsi visitare. In più si dà per scontato la loro capacità riproduttiva, che dunque non necessita di essere approfondita. Resiste anche una certa ritrosia nel far vedere i propri genitali a qualcuno che non sia il proprio compagno di spogliatoio a nuoto o in palestra. Infine c’è da considerare il fatto che i media propongono sempre modelli super-machisti, che non contemplano imperfezioni, men che mai dal punto di vista genitale. Avete mai visto un film o una serie TV in cui il protagonista è un personaggio positivo ma con il pene piccolo?