742 nuove specie di animali e piante selvatiche sono state scoperte nel Bacino del Congo negli ultimi dieci anni. Il rapporto pubblicato dal Wwf "Nuova vita nel Bacino del Congo: un decennio di scoperte" incorona questo angolo d'Africa come paradiso della biodiversità.
Il rapporto documenta il lavoro di centinaia di scienziati provenienti da università, organizzazioni di conservazione e istituti di ricerca di tutto il mondo, che ha portato alla scoperta di una serie incredibile di nuove specie, tra cui piante, invertebrati, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi precedentemente sconosciuti. Tra queste ci sono orchidee uniche, nuove specie di piante di caffè, rane con artigli, coccodrilli, pesci elettrici, rapaci notturni, ragni, tartarughe e persino una specie di scimmia conosciuta localmente come “lesula” e nota per i suoi occhi umani [nella foto in alto].
L'area del Bacino del Congo è conosciuto come "polmone d'Africa" e comprende sei diversi paesi: Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Gabon e Repubblica del Congo. Qui ricercatori da tutto il mondo nell'arco di 10 anni hanno documentato per la prima volta 430 piante, 140 invertebrati, 96 pesci, 22 anfibi, 42 rettili, 2 uccelli e ben 10 mammiferi.
L'appello del Wwf: «Proteggiamo il Bacino del Congo»
«Il Bacino del Congo non è solo un paradiso della biodiversità, ma è essenziale per il benessere di oltre 75 milioni di persone che dipendono dalle sue risorse per il cibo, l’acqua, il riparo e persino per l'identità culturale», ha dichiarato Martin Kabaluapa, direttore regionale del Wwf per il Bacino del Congo – Questo rapporto è un invito all'azione per i governi, gli ambientalisti e le comunità. Bisogna lavorare insieme per salvaguardare questo insostituibile patrimonio naturale. Mentre celebriamo queste scoperte, riconosciamo anche che esse comportano l'urgente responsabilità di proteggere questi ecosistemi vitali».
Il Bacino del Congo è il vero “polmone dell'Africa”, qui si trova infatti la più grande riserva di carbonio del mondo. È anche la più grande torbiera tropicale del pianeta. Estesa su sei Paesi, la sua foresta pluviale fornisce sicurezza alimentare e un'ancora di salvezza essenziale per le popolazioni indigene e locali e funge da habitat critico per numerose specie in via di estinzione.
L'importanza di questo ecosistema non è mai stata così grande soprattutto alla luce della profonda crisi che sta affrontando l'Amazzonia, come ha rivelato un altro rapporto del Wwf, il Living Planet Report 2024, secondo cui in 50 anni gli animali vertebrati selvatici sono diminuiti del 73%.
Da qui l'importanza del ruolo delle Ong nella tutela degli ecosistemi, sottolinea Jaap van der Waarde, responsabile della conservazione del Bacino del Congo del WWF Internazionale: «Il nostro impegno per il Bacino del Congo è costante. Il Wwf lavora a fianco di governi, organizzazioni partner, comunità locali e gruppi indigeni per proteggere questi ecosistemi. Dai programmi di bio-monitoraggio alla certificazione FSC delle concessioni di taglio del legname, il nostro obiettivo è garantire che le generazioni future possano vivere le meraviglie del Bacino del Congo».
Il traguardo della conservazione è però impossibile da raggiungere senza il coinvolgimento delle comunità indigene che hanno convissuto con queste foreste per generazioni. «Per secoli, le comunità indigene hanno vissuto in armonia con le foreste. Il riconoscimento delle loro conoscenze è parte integrante del successo della conservazione -ha dichiarato Moise Kono, coordinatore delle popolazioni indigene per il WWF Camerun – È fondamentale che le loro voci e i loro diritti siano rispettati in quanto custodi di questa terra».
Basti pensare che molte delle specie descritte nel rapporto, pur essendo state descritte solo di recente nella letteratura scientifica, sono note alle comunità locali da generazioni, come ad esempio il cercopiteco conosciuto localmente come “lesula”.
Quali animali vivono nel Bacino del Congo: scimmie, lucciole, coccodrilli
Nell'ultimo decennio, in Congo è stata trovata in media una nuova specie di mammifero all'anno. I nuovi mammiferi scoperti dal 2013 al 2023 comprende una nuova specie di scimmia, quattro specie di toporagno, tre topi e due pipistrelli.
La scimmia è il Cercopithecus lomamiensis o lesula. È stata scoperta nel bacino di Lomami del Tshuapa-Lomami-Lualaba Conservation Landscape, fino a poco tempo fa una foresta inesplorata nella Repubblica Democratica del Congo. Si tratta della seconda nuova specie di scimmia africana scoperta dal 1984.
Questa scimmia è descritta dagli scienziati come scimmia dai caratteristici occhi umani, e notta alle popolazioni locali per i suo richiamo basso e inquietante che riecheggia nella foresta. I ricercatori descrivono le lesule come tranquille e timide. Tendono a vivere in piccoli gruppi familiari di circa cinque membri o meno con cui si dedicano alla raccolta di frutta e vegetazione, alla toelettatura e al riposo.
Sono ben 101 le nuove specie di pesci descritte. Tra queste l'Aphyosemion aurantiacum si distingue per la sua colorazione vivace con squame blu iridescenti, fianchi beige e pinne arancione intenso e coda, ha punti rossi tra i raggi delle pinne. Misura 3,9 centimetri. Questa specie è stata raccolta “inaspettatamente” insieme ad altre cinque specie in un affluente meridionale e uno settentrionale del fiume Wézé nella Riserva presidenziale di Wonga-Wongué in Gabon.
Sono più di 121 le specie di insetti scoperte nell'arco di dieci anni. Oggi, la più grande diversità di lucciole si trova Repubblica Democratica del Congo e in Sudafrica. È molto probabilmente che un gran numero di specie di lucciole presenti in Africa non siano ancora state descritte e studiate. Oltre alle lucciole sono state scoperte anche diverse libellule, tra cui una decisamente rock: la Umma gumma, che prende il nome dall'album del 1969 dei Pink Floyd.
Nelle acque del Bacino del Congo sono stati scoperti anche una tartaruga e persino un coccodrillo: si tratta del Mecistops leptorhynchus. Inizialmente si pensava che fosse la stessa specie del coccodrillo catafratto (Mecistops cataphractus), studi successivi e l'attenta analisi genetica hanno rivelato che si trattava di una nuova specie. Le due specie si sono differenziate per la prima volta più di otto milioni di anni fa, quando sono sorti i vulcani in quello che oggi è il Camerun. L'attività vulcanica ha creato montagne invalicabili che hanno diviso in due l'areale di distribuzione dei rettili, interrompendo così il flusso genetico e separando da allora le due popolazioni.
Infine, sempre i rettili, i ricercatori hanno scoperto anche alcuni "serpenti ciechi", così chiamati perché i loro occhi sono coperti da scaglie lisce, traslucide e lucide, segno del loro adattamento a una vita vita sotterranea. Tra questi c'è l'Afrotyphlops chirioi, descritto nella Repubblica Centrafricana nel 2019, e l'Afrotyphlops rouxestevae, descritto a Douala, in Camerun, nel 2019.