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Campi Flegrei

“Più cresce velocità di sollevamento suolo, più aumenta probabilità terremoti ai Campi Flegrei”

Lo studio pubblicato su Nature, che sottolinea: adeguare gli edifici dei Campi Flegrei alle normative antisismiche ridurrebbe i rischi del 70%
A cura di Giuseppe Cozzolino
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La caldera dei Campi Flegrei
La caldera dei Campi Flegrei
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Più cresce la velocità di sollevamento, più aumenta la probabilità di terremoto anche nei mesi successivi. E non solo: adeguare gli edifici all'interno dei Campi Flegrei alle normative antisismiche, ridurrebbe di più del 70% il rischio in caso di terremoti. Sono alcune delle considerazioni che emergono nello studio pubblicato da Nature sull'attività sismica flegrea e pubblicato anche dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanalogia, che tuttavia spiega: "La ricerca pubblicata ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile". I dati sono, comunque, estremamente chiari: e soprattutto quelli di valore geofisico aiuteranno a monitorare ulteriormente il supervulcano flegreo, uno tra i più monitorati al mondo.

Quello dei Campi Flegrei, infatti, è uno dei 12 supervulcani in grado di scatenare un'eruzione di livello VEI-8, ovvero la più alta in assoluto nell'indice di esplosività vulcanica. Campi Flegrei che già in passato hanno fatto registrare eruzioni di livello 7 (quella del 79 dopo Cristo del Vesuvio fu di livello 5, ndr), con effetti che si suppone contribuirono alla sparizione dell'uomo di Neanderthal fino a quel momento l'esemplare ominide più diffuso in Europa e che, proprio negli anni successivi all'eruzione, è rapidamente scomparso soppiantato dall'homo sapiens, di origine africana e da poco arrivato sul continente. Ecco perché esattamente come gli altri supervulcani sparsi tra Giappone, Nord America e Oceania è tra quelli più sorvegliati al mondo.

"Al crescere della velocità di sollevamento, aumenta anche la probabilità di terremoti"

"Lo studio ha evidenziato una chiara relazione esponenziale tra sollevamento massimo della caldera e numero cumulato dei terremoti registrati", ha spiegato Augusto Neri, ricercatore dell’INGV e coordinatore della ricerca, "questa relazione è diversa da quella lineare osservata durante l’ultima crisi bradisismica del 1982-1984. Inoltre la relazione esponenziale è diventata più forte a partire dall’anno 2020 circa, ovvero con l’avvicinarsi del sollevamento della caldera alla quota massima raggiunta durante la crisi del 1982-1984. La relazione spiega come mai il sollevamento della caldera registrato negli ultimi anni è stato accompagnato da una più intensa attività sismica rispetto agli anni precedenti. Questo comportamento è analogo a quello dei materiali quasi-elastici soggetti a uno sforzo crescente e può essere interpretato come un progressivo deterioramento delle proprietà meccaniche della crosta più superficiale dei Campi Flegrei".

In pratica, questo sta a significare che "al crescere della velocità di sollevamento aumenta anche la probabilità di terremoti nei Campi Flegrei nei mesi successivi", come evidenziato anche da Flora Giudicepietro, ricercatrice dell’INGV e coautrice dello studio. E che "qualora tali andamenti continuassero con le stesse caratteristiche nel futuro, un ulteriore sollevamento della caldera potrebbe essere associato a tassi di attività sismica superiori a quelli registrati nel 2023, come già avvenuto nel maggio 2024. Questo scenario", spiega ancora Giudicepietro, "rappresenta una possibile evoluzione futura qualora la crisi bradisismica attualmente in corso dovesse perdurare. D'altra parte, è anche possibile che il processo di sollevamento del suolo flegreo si attenui nel tempo, e questo comporterebbe anche una riduzione dell'attività sismica".

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