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Volevano uccidere Meloni, arrestati i neonazisti di Werwolf: “Traditrice, le sparo un colpo in testa”

Fare un colpo di stato e uccidere Giorgia Meloni. Era questo il piano della cellula neonazista Werwolf Division, secondo quanto emerso dalle intercettazioni della procura di Bologna nell’inchiesta che ha portato all’arresto di dodici persone.
A cura di Giulia Casula
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Programmavano un attentato a Montecitorio con un unico obiettivo: uccidere Giorgia Meloni. È quanto emerso dall'indagine della procura di Bologna che ha portato all'arresto di dodici persone, membri della cellula neonazista chiamata ‘Werwolf Division'. 

Nel mirino dell'organizzazione, che affidava a Telegram la pianificazione della sua azione, era finita anche la premier, accusata di essere un "traditrice" in quanto "fascista finché non è salita al potere".

In un'intercettazione che risale allo scorso anno, uno degli indagati, Salvatore Nicotra, descriveva il piano per far fuori Meloni. "Le sparo un colpo in testa", avrebbe detto nei confronti della presidente del Consiglio, definita una "concubina di Sion".

L'attentato avrebbe dovuto far parte di un'azione terroristica più ampia che aveva come obiettivo far scoppiare una guerra civile in Italia. "C’è un albergo davanti al Parlamento. Da lì puoi sparare un colpo dall’alto", era l'idea di Nicotra, che per l'occasione si sarebbe messo alla ricerca di un cecchino, "un palestinese che può fare al caso nostro".

Il piano prevedeva attività di dossieraggio, ricerca e sopralluoghi tra Montecitorio e Palazzo Chigi. Secondo i pm la cellula bolognese, che tramite il web reclutava nuovi camerati, aveva avuto contatti con alcuni vertici di Forza Nuova e con diversijihadisti.

L'intenzione sarebbe stata quella di creare una rete allargata anche ai neonazisti dell'ordine di Hagal. "Io vi stavo addestrando perché volevo unirci appunto all’ordine di Hagal, cioè a Forza Nuova e a quegli altri", avrebbe detto Nicotra. "Vogliamo unirci a Forza Nuova e agli altri per andare giù a Roma a fare un colpo di Stato al Parlamento. Volevo dare un fucile ciascuno, addestrati a dovere per fare la guerriglia. Io non ho nulla da perdere. Sono pronto a morire".

L'inchiesta, partita nel 2019 dopo la scoperta di un canale Telegram da parte della Digos, ha portato all'arresto di dodici persone con l'accusa di terrorismo, detenzione illegale di armi, ma anche propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razionale, etnica e religiosa.

Nelle chat di cui è entrata in possesso la Procura infatti, si leggerebbe: "Non vi è nessuna prova che i nazisti hanno praticato il genocidio o hanno deliberatamente sterminato 6 milioni di ebrei". Nel gruppo, gli affiliati parlavano di sostituzione etnica e organizzavano l'addestramento – con armi recuperate illegalmente – presso un poligono clandestino nella zona.

Tra gli arrestati spiccano i nomi di Daniele Trevisani, noto come "il comandante", il fratello Federico Trevisani, Andrea Ziosi indicato come "l'editore", Salvatore Nicotra, "l'istruttore". Il canale era poi stato chiuso e riaperto con un altro nome. Tra gli indagati invece, c'è anche Fabio Tuiach, ex consigliere comunale di Trieste e ex leghista poi transitato in Forza nuova, da cui era stato espulso.

Secondo la gip Nadia Buttelli, il gruppo si ispirava al modello dei Nuclei armati rivoluzionari e operava come una vera e propria organizzazione criminale che pianificava addestramenti, acquisto di armi e la creazione di due eserciti per "andare giù a Roma a fare un colpo di stato contro il governo".

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