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Il patriottismo vero non è comodo ma è utile e non si limita allo sventolare di una bandiera

Il patriottismo vero non è comodo ma è utile e non si limita allo sventolare di una bandiera
(fotogramma )

È facile tifare allo stadio. Conta la fede calcistica e il risultato immediato. Nell’arco della stessa partita si elogia la propria squadra e la si denigra se qualche goals di presunta facile realizzazione non va in porto. È facile passare dalle grida (appunto da stadio) di critica alla squadra avversaria a quelle per il proprio allenatore. Poco grave se un atteggiamento del genere, senza sfociare in gratuita e ignorante violenza, viene confinato al calcio. Più grave se tale comportamento inizia a diventare il paradigma su cui si muove l’uomo, l’Istituzione, l’impresa, il professionista, il padre, la madre, il figlio/a, ecc. Provo a rendere l’idea.

Il mondo, che piaccia o no ai semplificatori da strapazzo, non è bianco o nero. Ha invece le mille sfumature della natura umana, della sua complessità, della sua multidimensionalità, del suo essere in relazione con gli altri che la modifica. Nel mio ultimo libro “Base, altezza e profondità. Fondamenti scientifici e popolari di managerialità diffusa e di patriottismo sociale” edito nel giugno 2023 l’ho detto (e credo anche dimostrato) in tutte le salse e declinazioni.

È molto comodo scegliere come se fossimo al casinò dinanzi a una roulette tra bianco e nero; ed è altrettanto comodo pensarsi da soli al centro del mondo, come individui, come squadra, come gruppo organizzato. Comodo perché non ci si deve scervellare nell’applicarsi nella valutazione del nostro ruolo in relazione alla comunità (o più semplicemente all’altro). A ben riflettere, tanto comodo tanto dannoso per noi stessi e per chi ci circonda. Queste non son valutazioni astratte come potrebbe apostrofarle il lettore poco attento ma assumono una concretezza straordinaria se pensiamo, ad esempio, alla “comodità” di aver creato lavoro a danno della salute degli stessi lavoratori e delle vittime innocenti che nemmeno lavoratori erano degli ambienti svenduti da scellerate pianificazioni economiche da pannicello caldo che non hanno garantito nemmeno la piena occupazione (o quella energetica) dei territori ospitanti impianti industriali fortemente inquinanti e impattanti sul territorio. Meno comodo ma efficace per tutti sarebbe stato ragionare degli effetti di tali scelte e di come queste impattavano globalmente sulla comunità. La relazione con gli altri e con la comunità è meno comoda ma è utile a tutti, il bianco e nero taglia fuori parte della comunità e la danneggia e, nel medio periodo, anche chi ne beneficia nel breve. Per dirlo con le parole del mio libro sopra richiamato e parafrasando quelle più autorevoli del Presidente Mattarella del suo discorso di fine anno, un approccio comunitario è autenticamente espressione di patriottismo, anche perché la bandiera si incarna prima che negli stendardi, nel vissuto della nazione di cui è simbolo. È patriottico non far scappare le multinazionali pubbliche e private dai territori che ne hanno pagato la presenza, senza prima averle obbligate a farsi carico degli effetti delle loro attività e dei loro utili. E’ patriottico non consentire mai più investimenti a danno di qualcuno o attività di impresa che hanno come solo scopo l’utile individuale. A tal proposito, basta con l’ipocrisia (di cui anche il Terzo settore è inconsapevole complice) che esiste l’impresa e il suo sottogruppo dell’impresa con responsabilità sociale: non esiste attività umana che possa prescindere dall’essere sociale e improduttiva di qualunque danno per qualcuno. Lo dice il senso civico spesso confuso nei tempi odierni con quello cinico.

Ma non si senta escluso dal contributo al patriottismo della propria nazione anche il singolo. È patriottico chi guarda nel proprio lavoro (specie in quello pubblico) esclusivamente con riguardo alla qualità di quello che questo produce sull’utente finale, degradando a retrobottega ogni altra questione. È patriottico il genitore separato che pensa esclusivamente agli effetti della gestione della rottura coniugale con riferimento ai propri figli. È patriottico chi nel proprio agire non ragiona a compartimenti stagni perché più comodo o per ragioni di cinicità professionale e lavorativa. E’ patriottico mettere fine al traffico di essere umani e riportare il tema dell’immigrazione, per tutti, a pena di non ritenersi altrimenti italiani ed esseri umani, alla sua essenza del rispetto per gli esseri umani che vuol dire non farli morire in mare, ma anche evitarne lo sfruttamento lavorativo in Italia (a cura di quelli italiani di cui dobbiamo provare lo stesso sdegno che abbiamo verso i trafficanti stranieri). E gli esempi potrebbero continuare all’infinito ed anche le possibili soluzioni prospettate, spesso semplici ma non praticate per la comodità pigra e colpevole e di già colpevole in quanto pigra, a cui ci orienta la logica della semplificazione. Basterebbe continuare a censirne gli effetti dannosi e a farli diventare patrimonio di conoscibilità del popolo per arrivare alla conclusione che la vera “comodità” è quella frutto del piacere (e a volte del sacrificio) della relazione con gli altri.

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