

Se per noi le vacanze di Natale volgono al termine, per i Russi sono ancora in corso, essendo il loro Natale il 7 gennaio, e le vacanze iniziate a fine dicembre. Va subito detto che in Russia, tradizionalmente, si viaggia nel periodo natalizio meno che in Europa, ma le mete estere hanno sempre avuto un ruolo più importante che da noi in questo periodo dell’anno.
Tra i motivi che hanno sempre frenato le vacanze natalizie dei russi fuori casa vi è la circostanza che a Mosca e dintorni il Capodanno equivale al nostro Natale, passandosi in famiglia (e non con gli amici), e che il numero di giorni disponibili è intorno ad una settimana, ed al massimo di 10 giorni (salvo aggiungerne degli ulteriori con le ferie).
Le cose però sono cambiate dopo la guerra con l’Ucraina, che ha reso la vita sempre più dura per i turisti russi, sia per la grande difficoltà ad effettuare pagamenti internazionali, sia per la rinuncia alle mete che si trovano nei paesi non amichevoli (che in precedenza costituivano le destinazioni preferite), tra cui Europa, Usa, Giappone, i cui visti sono oggi per i cittadini della Federazione Russa comunque più difficili da ottenere.
Non sorprende quindi che con un articolo di Izvestia, uscito il 2 gennaio, e firmato da Yana Sturma e Ksenia Nabatkina, si racconti degli sforzi di molti russi di trovare nuove mete autoctone, che però, data la stagione invernale, certamente non possono considerarsi molto piacevoli e rilassanti, almeno per i nostri gusti.
Le stesse giornaliste di Izvestia definiscono queste nuove mete “insolite”, ed è difficile dar loro torto. Tra queste vi sono Veliky Ustyug, Kostroma, Oymyakon, Carelia e Altai.
Veliky Ustyug, che è una cittadina che si trova nella Russia europea settentrionale, molto antica (ossia del 1.200, secolo che costituisce l'alba della civiltà russa), e dotata di una cattedrale e di un monastero (ovviamente ortodossi), e qualche chiesa (che ai tempi del comunismo venivano usate come magazzini), è ora spacciata come residenza del Babbo Natale russo, denominato Died Maroz (Дед Мороз, ossia nonno gelo), e non importa se a livello mondiale il Santa Klaus (come è chiamato nel mondo anglosassone, e quindi a livello mondiale, il nostro Babbo Natale), abbia l’indirizzo ufficiale a Rovaniemi, in Finlandia, dove vi è un bel villaggio, creato apposta per far sognare tanti bambini (che chi scrive ha visitato). D’altronde in un paese dove, per decreto (di Putin), lo champagne è solo quello russo, mentre quello autentico francese può essere denominato solo come vino spumante francese, non c’è più nulla che faccia stupire.
Non si può quindi che leggere con un sorriso le affermazioni di Andrey Maslak, direttore della piattaforma per l’acquisto di biglietti aerei e ferroviari, Kupibilet (che significa in slang “compra i biglietti”, a conferma che il marketing russo è ai vertici mondiali per fantasia), secondo il quale “questa stagione invernale offre ai viaggiatori un'incredibile varietà di esperienze: dal favoloso Veliky Ustyug con la Casa di Babbo Natale e il Sentiero delle Fiabe, all'accogliente Kostroma, ideale per un weekend all'interno dell'Anello d'Oro”.
Se per “ideale” si intende una temperatura media di -15 gradi e la visita di una cittadina, Kostroma, che fa parte del cosiddetto “anello d’oro”, a 350 km a nordest di Mosca, le cui uniche bellezze sono un interessante monastero, di grandi dimensioni (Ipatev), e di un edificio del XIX secolo, simile al Bolshoi Teatr (che ricopia i templi greco-romani), definito “Torre per gli incendi”, essendo stato aggiunto sul tetto una sorta di faro, la cui visita richiede al massimo una manciata di ore, allora si può essere d’accordo, sebbene molti di noi abbiano avuto esperienze di viaggio natalizio leggermente più diversificate.
Ma non finisce qui: avendo il pezzo un’impostazione autotartico-nazionalista, non potevano mancare ulteriori mete da consigliare: “Per gli appassionati di sport estremi, Oymyakon, uno dei luoghi più freddi della Terra, con temperature che in alcuni giorni raggiungono i -60°C, offre un'esperienza unica”. Sull’unicità dell’esperienza non si discute, ma le giornaliste si sono forse dimenticate di segnalare che potrebbe essere anche “l’ultima” esperienza della vita, perché a quelle temperature non c’è indumento tecnico che ti consente di sopravvivere a lungo, salvo indossare le tute degli astronauti.
Andando con google map a vedere dove si trova questa località, si scopre che questo villaggio è in una zona totalmente isolata della Siberia, tra la penisola della Kamchatka e il Mar Artico, la cui città più importante, Jakutsk, capitale della Jakutia (dove l’etnia locale è di tipo asiatico), si trova ad oltre 1.500 km di distanza, per di più da percorre su strade in larga parte non asfaltate, o meglio, di ghiaccio puro, data la stagione.
Anche le immagini non sono tra le più invitanti: si intravedono alcune case sparse ed una strada, tutte coperte di neve e ghiaccio, che in questa stagione di buio artico, neppure si possono percepire, tanto più che gli occhi si ghiacciano in pochi minuti.
Insomma, è la destinazione giusta da consigliare solo a quelle persone che si spera diventino presto un “de cuius”.
Ma dato che anche le autrici dell’articolo devono aver provato un momento di pietà per i propri lettori, ecco l’ultimo consiglio: “E puoi goderti la bellezza della Carelia e Petrozavodsk innevate nei cottage nella foresta o durante le attività ricreative”.
Premesso che la Carelia è la regione nordica russa che confina con la Finlandia, il cui panorama (conoscendo, chi scrive, sia quello finlandese sia quello russo) è del tutto identico al resto della Russia, essendo costituito di boschi, fiumi e laghi, ça va sans dire, tutti ghiacciati in questo periodo, va ricordato che Petrozavodsk, che è la capitale della regione, distante oltre 400 km da San Pietroburgo, vanta un lungolago con qualche statua, e un paio di musei, consistenti, il primo, in una barca a vela, e il secondo, in un edificio in cui sono esposti qualche antica bottiglia e vecchi documenti, e vari attrezzi usati un tempo (e forse anche ora...).
L’unica meta effettivamente meritevole di una visita per una vacanza natalizia può essere la zona montagnosa dell’Altai, che si trova però in piena Siberia, sotto Novosibirsk (grande città siberiana, nei cui dintorni si fabbricano i missili supersonici), ma come riferiscono a chi scrive i russi che ci sono stati, i villaggi di quella zona non sono ancora sviluppati turisticamente, ed è quindi un mondo del tutto diverso da quello di Cortina.
La verità è che i russi, anche se non lo ammettono, fanno buon viso a cattiva sorte, essendo diventato molto difficile per loro viaggiare all’estero, anche nelle poche mete di fatto ancora accessibili.
Queste ultime sono state elencate da un articolo di Kommersant, uscito il 25 dicembre: Tailandia, Dubai e Yerevan, capitale dell’Armenia, che sta costituendo ormai la porta per accedere in Europa e al resto del mondo (alternativa a quella di Istanbul e Dubai), grazie ai voli low cost che connettono questa città con tante destinazioni europee. Le altre mete estere sono una manciata: Almaty (Kazakistan), Hanoi (Vietnam), Istanbul, e perfino Minsk, capitale della Bielorussia.
Insomma, il mondo si ferma qui per la grande maggioranza dei russi, e la ragione è che per loro comprare servizi di viaggio all’estero con la carta di credito emessa in Russia (il cui circuito è denominato Mir) è difficile, come spiega un interessante articolo di Izvestia del 2 gennaio, a firma di Maria Kolobova.
Dopo aver ammesso che “Il modo più semplice per pagare all'estero è in contanti”, la giornalista Kolobova ha ricordato che vi è però il limite dei 10mila dollari, oltre il quale non si può esportare valuta dalla Russia. D’altro canto le carte di credito russe sono accettate solo in 10 paesi esteri: Azerbaigian, Armenia, Bielorussia, Venezuela, Vietnam, Kazakistan, Cuba, Laos, Tagikistan, Turchia.
Ma anche in questi paesi vi sono limitazioni, come ricorda l’economista russo, Lazar Badalov, intervistato da Izvestia: “La carta di credito russa può funzionare in un numero limitato di posti, a volte solo in alcuni punti vendita..., ad esempio, in Armenia e Kazakistan, si può pagare con le carte Mir solo nella rete VTB Bank (banca russa, ndr)”.
Il motivo per cui sono pochi i paesi che accettano le carte russe si rintraccia nella “Minaccia di sanzioni secondarie statunitensi, [per cui] molti paesi sono cauti nel collaborare con il sistema di pagamento russo”.
Insomma, ancora una volta le affermazioni putiniane, secondo cui le sanzioni fanno bene (ispirate forse dal nostro Mussolini, che affermava “me ne frego delle sanzioni”, emanate dopo l’attacco italiano all’Etiopia), non sembrano trovare riscontro nella realtà reale (e non quella immaginata da Vladimir).
Anche la carta di credito del circuito cinese UnionPay, emessa da Gazprombank, ha smesso di funzionare all’estero nel novembre 2024, dopo che l’istituto di credito è stato sottoposto alle sanzioni statunitensi, come riconosce il quotidiano di Mosca, che precisa però che attualmente sono ancora accettate all'estero le carte UnionPay emesse da 2 piccole banche russe: Asia-Pacifico (Азиатско-Тихоокеанского) e RSHB (РСХБ).
La soluzione adottata da alcuni russi (che è stata già ricordata in questo sito con un articolo del 16 dicembre) è quella di aprire un conto in Kazakistan, Uzbekistan, o anche in Turchia, dove alcune banche consentono l’apertura del conto corrente ai russi, pure in modalità on line, circostanza però che apre la strada anche a truffe informatiche. In ogni caso il costo dell’operazione non è banale, trattandosi di 200-500 euro (a cui va aggiunta la commissione per la conversione dei rubli nella valuta locale, che è piuttosto salata), ed inoltre i cittadini russi devono segnalare l’apertura del conto al proprio fisco (iniziativa che, anche dalle parti di Mosca, se ne fa volentieri a meno).
Non è un caso che, come emerge dagli stessi media russi, molti discendenti di Tolstoj sperano che nel 2025 tutti questi problemi avranno termine, ma con Putin al potere sarà difficile che questo sogno si avveri.
I commenti dei lettori
HuffPost crede nel valore del confronto tra diverse opinioni. Partecipa al dibattito con gli altri membri della community.