Ormai ci siamo: tutto è pronto per l’assegnazione di Arabia 2034. Un mondiale con una “visione unica, innovativa e ambiziosa per il prossimo secolo”, come lo presenta il report della Fifa. Un mondiale che però potrebbe essere di nuovo d’inverno, per accontentare le manie di grandezza dei sauditi e le casse della Fifa, anche a costo di scompaginare un’altra volta il calendario del calcio internazionale.
La data è segnata in rosso sul calendario, ma fino a un certo punto, perché davvero non c’è nessuna suspense: l’11 dicembre il Congresso Fifa assegnerà le edizioni 2030 e 2034 rispettivamente a Spagna e Portogallo (con l’aggiunta del Marocco, e pure del Sudamerica per non farsi mancar nulla), e all’Arabia Saudita. Rispetto al passato non c’è competizione perché le candidature non hanno rivali e anche la votazione sarà unica per entrambe le edizioni, tanto per non correre rischi di distinguo imbarazzanti. Il via libera definitivo è arrivato negli scorsi giorni, con la pubblicazione da parte della Fifa dei tradizionali “report di valutazione”, che dovrebbero orientare con i loro punteggi la scelta dei delegati, anche se come detto in questo caso non c’è nulla da scegliere.
Il report è una pura formalità, in passato è successo che vincesse il Paese con il punteggio peggiore. E nonostante ciò colpisce l’incredibile ipocrisia di cui è stata ammantata la candidatura saudita: giudizio alto, 4,2 su 5, esattamente come per Spagna-Portogallo. Lodi sperticate per la proposta “molto forte e a tutto tondo”, con particolare riguardo agli stadi avveniristici (8 su 15 saranno di nuova costruzione), e per il potenziale commerciale (che promette di essere strabiliante per le casse della Fifa), le vere ragioni per cui il Mondiale si giocherà in Arabia. Cenni vaghi e dimessi alle contraddizioni del Paese, ad esempio su diritti umani, condizioni dei lavoratori, libertà d’espressione: avevamo già raccontato nelle scorse settimane come la Fifa avesse affidato la ricognizione a uno studio legale che si è limitato a prendere in considerazione le informazioni e i criteri forniti dal Paese ospitante, un po’ come chiedere all’oste com’è il vino. Così il report ufficiale adesso giudica soltanto “medio” il rischio sui diritti umani, evitando di accendere una spia rossa imbarazzante, e auspicando ottimisticamente che il mondiale possa fungere da “catalizzatore” per le riforme del Paese. La stessa, identica retorica utilizzata dal Qatar. Ma non è nemmeno questo l’aspetto più interessante.
Nel dossier viene messo nero su bianco che i Mondiali 2034 potrebbero giocarsi di nuovo in inverno. La candidatura saudita, infatti, non indica come avviene invece di prassi la finestra temporale in cui si svolgerà l’evento. Ricordando i “vincoli naturali da considerare”, l’Arabia si impegna semplicemente a collaborare con la Fifa e le parti interessate per garantire il successo del torneo nella data più opportuna, “alla luce delle condizioni climatiche e del calendario delle partite di calcio e di altri importanti eventi sportivi e culturali stabiliti a livello locale”. È una chiara apertura ad una nuova collocazione invernale, che sembrerebbe abbastanza logica, considerando che le temperature medie locali tra maggio e settembre vanno dai 17 ai 38 gradi, e possono facilmente superare i 40 durante i mesi estivi. Infatti almeno qui il report Fifa è costretto a catalogare come “alto” il rischio per lo svolgimento dell’evento. Per altro, la collocazione in calendario rischia di essere un vero e proprio rebus perché a cavallo tra novembre e dicembre (il periodo per cui aveva optato il Qatar) ci sarà il Ramadan, e i pellegrinaggi in Arabia sconsigliano la concentrazione di altri eventi (mentre per Natale e Capodanno non se ne parla). Il report però assicura fino al 2034 ci sarà tutto il tempo per pianificare il calendario, quindi non c’è motivo di preoccuparsi.
E se può sembrarvi strana la scelta di assegnare un grande evento a un Paese che non sa nemmeno indicare quando ha intenzione di svolgerlo, un autentico azzardo per la Fifa e il calcio internazionale, pensate che è comunque meglio di quanto successo con Qatar 2022, quando gli emiri avevano preso in giro il mondo del pallone intero, assicurando che il mondiale si sarebbe giocato in estate, per poi cambiare le carte in tavola ad assegnazione avvenuta. Almeno stavolta ci siamo risparmiati una farsa.