Nella seconda guerra russa, con la caduta delle linee difensive che reggevano dal 2016, va via Sergey Kisel. Il generale di Mosca che gestiva le operazioni militari del Cremlino in Siria è stato allontanato dall’incarico dopo la presa di Aleppo finita nelle mani dei ribelli guidati dalla milizia Hayat Tahrir al Sham. Non è stato ancora ufficializzato che a sostituirlo sarà Aleksandr Chaiko.
Come già avvenuto molte volte per le indiscrezioni sul conflitto ucraino, il primo a dare la notizia dell’allontanamento di Kisel (che ha anche guidato – perdendo – la prima armata corazzata che ha combattuto a Kharkiv nel 2022), è stato il canale Telegram del milblogger Rybar, che non ha risparmiato critiche: la Siria è da tempo “luogo in cui riciclare la reputazione dei generali senza successo, che si si sono rivelati incompetenti nella zona dell’operazione militare speciale”. Ovvero, in Ucraina. Secondo Rybar non sarà Chaiko ma Sergey Surovikin a organizzare il contrasto dei ribelli filo-turchi per risollevare le sorti dell’esercito russo in Siria. Caduto in disgrazia per la sua vicinanza all’ex chef di Putin, Evgeny Prigozhin, Surovikin si è guadagnato il nome de guerre “generale Armageddon” proprio nella guerra a sostegno di Assad.
Non bastano le incursioni aeree per colmare la disattenzione russa in Siria dopo l’avvio del conflitto contro Kiev. Secondo lo statunitense Istitute for the Study of War che accredita la tesi dei servizi segreti ucraini (Gur), Mosca potrebbe ritirare alcune unità dispiegate in Africa (parte dell’Africa Corps, nata dalle ceneri della ormai dissolta Wagner dopo il decesso del fondatore) per inviarle a rafforzare le linee di difesa dell’alleato Assad in Siria e contrastarne di nuovo, come già avvenuto anni fa, la sconfitta e collasso. Il metodo sarebbe già stato rodato per contrastare l’incursione ucraina nell’oblast’ di Kursk, ma per difendere i suoi interessi strategici in Siria le unità militari potrebbero rivelarsi insufficienti: Mosca “non ha la capacità di inviare un numero adeguato di truppe per cambiare radicalmente la situazione. È troppo presto per dire quanto lontano possono avanzare i ribelli siriani” e se saranno capaci di difendere i territori conquistati. Inoltre “il crollo di Assad danneggerebbe la percezione globale della Russia come partner e protettore efficace, minacciando potenzialmente la partnership della Russia con gli autocrati africani”.