“Una mano ti arriva da dietro con il braccio a stringere il collo, così non respiri e non puoi fare altro che mollare il corpo. Come provi a opporre resistenza senti il braccio che si stringe attorno al collo, diventi viola e devi mollare. Gli altri ti spingono sul letto, ti tengono, urlano e si coordinano per bloccarti il più velocemente possibile. E poi ti abbandonano lì”. Con queste parole la scrittrice e artista con disturbo borderline Alice Banfi descrive l’atto di legare al letto, tecnicamente “contenzione meccanica” di cui ha grande esperienza, per averlo subita molte volte nella sua vita nel corso di ricoveri in Spdc (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura) in ospedali di tutta Italia, tanto da diventare formatrice della campagna “E tu slegalo Subito!” per la sua eliminazione. In Italia un’inchiesta realizzata da ilfattoquotidiano.it con istanze di accesso agli atti ha permesso di stimare in circa 12mila le contenzioni praticate ogni anno. Eppure smettere di legare i pazienti si può, come insegnano i reparti psichiatrici del “Club Spdc no-restraint”. Con l’obiettivo di “eliminare la contenzione meccanica” l’ex ministro della Salute Roberto Speranza nel 2022 ha stanziato 60 milioni per rafforzare i Dipartimenti di Salute Mentale di tutta Italia. L’iniziativa teneva conto della scarsità di personale sia nei Centri di Salute Mentale che negli Spdc, indicata spesso come causa dell’abuso della contenzione – sia meccanica che farmacologica – e finanziava sia l’introduzione nei reparti psichiatrici di nuovo personale formato per evitare la contenzione, sia programmi di assistenza sul territorio finalizzati a prevenire le crisi gravi che portano i pazienti ad essere legati negli ospedali.
Corsi con video e esercitazioni pratiche per immobilizzare “correttamente” al letto – Nel Lazio, parte dei 6,5 milioni destinati dal ministero della Salute per questa iniziativa, sono stati spesi per finanziare l’organizzazione di corsi della durata di un giorno che insegnano agli operatori la “corretta procedura” per legare i pazienti al letto mani, piedi e busto, con tanto di esercitazioni pratiche. Il programma che abbiamo potuto visionare – organizzato dall’Asl Roma 5 – è diviso in due parti: la mattinata i partecipanti seguono lezioni per gestire l’aggressività di pazienti psichiatrici, sia con i farmaci che con specifici comportamenti. Dopo la pausa pranzo però si passa ad insegnare cosa fare nel caso le tecniche di de-escalation non abbiano funzionato. I moduli sono “Contenzione meccanica: aspetti legali, razionale dell’intervento, corretta esecuzione”, “Applicazione della contenzione meccanica: esercitazione pratica”, oltre a lezioni teoriche e pratiche di tecniche di base di “difesa personale in ambiente sanitario”. A supporto di questi corsi è stato realizzato “materiale didattico video per la corretta esecuzione della contenzione meccanica”. Non è stato possibile visionare il filmato perché è stato detto che sarebbe stato “rischioso” farlo girare online. Siamo stati invitati ad andare a vederlo direttamente presso la Asl Roma 5 a Colleferro (provincia di Roma), ma la proposta è stata poi ritirata.
Da uno a quattro arti e con fascia “addominale, pubica o toracica”: le tipologie di contenzione – Sempre con i fondi per il superamento della contenzione meccanica l’Asl Roma 5 ha anche finanziato “l’aggiornamento della delibera aziendale sulle procedure di contenzione meccanica”, il cui capitolo 6 è dedicato alle “buone prassi della contenzione meccanica” che rimanda a un allegato che descrive le diverse possibili tipologie di contenzione: “Ai quattro arti” la più diffusa; “con kit completo di contenzione” che prevede che il paziente sia “fissato al letto anche a livello del tronco, con fascia toracica” (si avverte che comporta rischi per l’incolumità della persona). Vi è poi la “contenzione ai tre arti”, quella “ai due arti” “controindicata per il rischio di lesione delle parti vincolate” e perciò “finalizzata solo alla mobilizzazione e alle cure igieniche”. Ovviamente anche la contenzione a un arto è controindicata. Infine c’è la “contenzione con fascia per il tronco” (addominale, pubica o toracica) anche questa generalmente poco praticata perché il paziente “è a maggior rischio di lesioni secondarie alla contenzione e di cadute dal letto”.
Gli altri progetti finanziati dalla regione Lazio – La Direzione Regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria del Lazio, in una sua comunicazione descrive anche altri progetti realizzati con i 6,5 milioni del ministero della Salute, in particolare: “Supporto all’abitare di utenti dimessi da Strutture a Residenziale Psichiatrica in un’ottica di integrazione socio-sanitaria”, “inserimento lavorativo nei soggetti non sottoposti a misure detentive”, “assistenza domiciliare programmata”, “umanizzazione degli ambienti con materiale ludico-ricreativo”, “gruppi psicoeducazionali per la gestione dello stress, supporto alla cura della persona”. La Asl di Rieti ha comunicato che nell’Spdc dell’ospedale San Camillo De Lellis è stata attrezzata una “stanza multifunzionale”, per offrire un ambiente confortevole dove i degenti possono vedere i film e socializzare e dove dalla fine del 2023 sono stati attivati “incontri settimanali di psicoeducazione” e un “progetto di attività motoria” che si è svolto dal gennaio al giugno 2024. Piero Cipriano, psichiatra che fino a maggio ha lavorato in un Spdc di Roma ci ha raccontato di un’iniziativa di “operatori che dalla Spagna sono venuti a insegnare la tecnica di de-escalation a Roma”, obiettando però che “bastava farsi formare dall’equipe di Trieste che ha un Spdc a porte aperte e senza fasce da decenni”. Nell’esperienza di Cipriano, “gli operatori in più, assunti a tempo determinato grazie al progetto decontenzione, hanno inciso poco o niente sullo stile di lavoro. I pazienti agitati hanno continuato a essere contenuti, nonostante nelle sale accanto si svolgessero splendide attività terapeutiche e riabilitative per i pazienti calmi”. Gli effetti di questi progetti sulla riduzione della contenzione meccanica negli Spdc del Lazio, potranno essere valutati solo attraverso il monitoraggio dei dati delle contenzioni meccaniche del 2024. Nell’Intesa del 2022, il monitoraggio regionale è menzionato come primo tra gli “indicatori di risultato degli obiettivi” ma nel Lazio non è ancora stato realizzato.
L’inchiesta è stata realizzata anche grazie al supporto di #IJ4EU e Journalismfund Europe