Mafia

Delitto Piersanti Mattarella, due nuovi indagati 45 anni dopo: potrebbero essere gli esecutori

A scriverne il quotidiano la Repubblica, a ridosso del 45esimo anniversario del delitto. Il presidente della Regione Sicilia, fratello dell'attuale Capo dello Stato, fu ucciso il 6 gennaio 1980 a Palermo

Ci sarebbero due nuovi indagati nell'inchiesta sull'omicidio di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione siciliana, ucciso il 6 gennaio 1980 a Palermo. A scriverne il quotidiano La Repubblica, a ridosso del 45esimo anniversario del delitto che pose fine alla stagione della Regione dalle "carte in regola". 

Si tratterebbe di persone legate alla mafia accusate di essere tra i killer del leader politico democristiano, allievo di Aldo Moro, fratello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il primo a soccorrerlo in quella drammatica mattina dell'Epifania. 

Per l'omicidio sono stati condannati definitivamente i mandanti, i boss della Cupola di Cosa nostra, mentre erano stati prosciolti i terroristi neri Valerio 'Giusva' Fioravanti e Gilberto Cavallini, indicati inizialmente come esecutori. 

Se la pista nera non decollò, resta lo scenario di cui parlò Giovanni Falcone quando manifestò la convinzione che il delitto avvenne nell'ambito di "un coacervo di convergenze di interessi di grandi dimensioni". La procura di Palermo avrebbe adesso raccolto nuove rivelazioni e riscontri che potrebbero condurre a un nuovo processo.

L'onorevole Piersanti Mattarella in un'immagine del 9 febbraio 1978
L'onorevole Piersanti Mattarella in un'immagine del 9 febbraio 1978 (ansa)
04/01/2025

Il magistrato Falcone, sottolinea La Repubblica, aveva puntato sul coinvolgimento del terrorismo nero come esecutore materiale dopo una lunga istruttoria. Un'indagine in cui si sono registrati depistaggi e false informazioni. Falcone teneva a specificare che "c'è una matrice mafiosa nel delitto Mattarella". 

Per lungo tempo i sicari sono stati coperti, facendo credere che a sparare potessero essere stati uomini che non appartenevano a Cosa nostra, come pure, accanto ai mafiosi avrebbero potuto esserci, secondo quanto detto dal magistrato durante una sua audizione in Commissione antimafia, anche "mandanti esterni". 

Giovanni Falcone ha dichiarato nel 1990 in Commissione antimafia che l'uccisione dell'esponente politico "presuppone un coacervo di convergenze di interessi di grandi dimensioni". Adesso la procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia che coordina l'inchiesta assieme all'aggiunto Marzia Sabella, ha raccolto nuove rivelazioni, nuovi dati e riscontri, coperti dal massimo riserbo, che rafforzano il quadro dell'accusa nei confronti dei nuovi indagati.