New Orleans - Il 10 gennaio, dieci giorni prima di giurare da nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump conoscerà la condanna dopo essere stato dichiarato colpevole, a maggio, di 34 reati legati alla frode finanziaria nel caso Stormy Daniels. Ma non andrà in carcere e non sarà sottoposto a libertà vigilata o a multe.
La decisione è stata annunciata dal giudice della Corte suprema statale di New York Juan Merchan, lo stesso che ha presieduto il processo concluso con la condanna. Merchan ha spiegato che utilizzerà la formula dell’”unconditional discharge”, cioè confermerà la sentenza di colpevolezza, ma non sbatterà Trump in cella e non gli darà pene alternative.
Tecnicamente non sarà una vittoria per il tycoon: la chiusura del caso farà di lui il primo pregiudicato a guidare gli Stati Uniti. La sentenza arriverà dopo una serie di rinvii legati alle scadenze elettorali e al pronunciamento della Corte Suprema a favore dell’immunità presidenziale.
Il tycoon era stato ritenuto colpevole di frode finanziaria per aver comprato il silenzio di un'accusatrice: Trump aveva nascosto il pagamento in nero di una attrice di film porno, Stormy Daniels, che aveva minacciato nel 2016, in piena campagna elettorale, di rivelare di aver fatto sesso con lui. Trump poi vinse le elezioni. Otto anni dopo il tycoon è stato rieletto. Dal giorno dopo la vittoria alle presidenziali di novembre, i suoi avvocati hanno cercato in tutti i modi di far cancellare il processo Stormy, così da non arrivare alla condanna, qualunque essa fosse, anche simbolica.
Nel sistema americano il processo penale si divide, in molti casi, in due fasi: nel primo viene emesso dal gran giurì il verdetto, di innocenza o di colpevolezza. Nel secondo, in caso di condanna, il giudice che ha presieduto il processo decide l’ammontare della pena. I legali del tycoon avevano sostenuto che da presidente eletto Trump si era guadagnato il diritto a vedere archiviato il caso, una ipotesi che il giudice Merchan ha respinto, definendola una “teoria nuova".
“L’imputato - aveva scritto nel dispositivo - non ha presentato valide argomentazioni per convincere la corte ad agire in altro modo”. “Nel momento in cui una persona diventa presidente - aveva aggiunto - non può retroattivamente cancellare i reati commessi e non gode dell’immunità dei presidenti eletti”. Il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg aveva suggerito la possibilità di rinviare la sentenza al 2029, in coincidenza con la scadenza del mandato presidenziale di Trump. Merchan ha deciso che il processo dovrà chiudersi prima del ritorno del tycoon alla Casa Bianca, ufficializzando però la sua condizione di condannato.
Per il il portavoce di Trump, Steven Cheung è "una violazione diretta della decisione della Corte Suprema sull'immunità e di altra giurisprudenza di lunga data..Questo caso illegale - afferma - non avrebbe mai dovuto essere portato avanti e la Costituzione richiede che venga immediatamente archiviato".