Silenzio stampa. Una nuova mossa, stavolta ufficializzata dalla famiglia di Cecilia Sala. I genitori della cronista di Chora Media e del Foglio si rivolgono direttamente ai mezzi di comunicazione per chiedere la “sospensione del dibattito mediatico” attorno al caso della detenzione della giornalista nelle carceri iraniane.
È un appello che in alcuni passaggi descrive quanto angoscioso sia il momento. Arriva dopo 24 ore molto intense: ieri la convocazione dell’ambasciatore iraniano a Roma da parte del ministro degli esteri Antonio Tajani, oggi la decisione simmetrica di Teheran con l’ambasciatrice italiana in Iran. In mezzo, il vertice di governo a Palazzo Chigi e l’incontro tra Giorgia Meloni e la madre di Sala, Elisabetta Vernoni.
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Proprio Vernoni firma assieme al padre della cronista, Renato Sala, il comunicato rivolto ai media. “La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni – scrivono - è complicata e molto preoccupante. Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione”. La famiglia tiene a ringraziare i giornalisti per la copertura mediatica: “In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo”. Ma segnalano la necessità di una svolta: “La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta”. Un primo effetto di questo appello è che la mossa dei genitori di Sala spinge il Partito Radicale ad annullare la manifestazione indetta per il 6 gennaio davanti all'ambasciata iraniana.
Come si diceva, oggi è anche il giorno in cui l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, viene ricevuta dal ministero degli Esteri di Teheran. La richiesta è sempre la stessa: rilascio immediato della giornalista e, prima ancora, l’impegno a migliorare le condizioni della sua detenzione. Sala è stata costretta a dormire a terra, in isolamento totale. E le era stato negato anche il pacco con alcuni generi di conforto portati nella struttura carceraria dall’ambasciatrice in occasione della visita precedente.
Gli iraniani, però, al termine dell’incontro ufficializzano una posizione che complica il quadro generale. Viene infatti comunicato, attraverso l’agenzia ufficiale Irna, di aver chiesto che l’Italia "respinga la politica statunitense di presa di ostaggi iraniani". Il riferimento esplicito è a Mohammad Abedini, l’iraniano detenuto nel carcere di Opera e accusato dagli americani di essere l’ingegnere che fornisce la strumentazione per costruire i droni a disposizione della Repubblica islamica. L’Iran chiede il rilascio il prima possibile, "impedendo agli Stati Uniti di danneggiare le relazioni bilaterali tra Teheran e Roma". Il rappresentante di Teheran avrebbe detto che "l'arresto di Abedini è un atto illegale, che avviene su richiesta del governo degli Usa e in linea con i comprovati obiettivi politici e ostili di questo Paese di tenere in ostaggio i cittadini iraniani in ogni angolo del mondo imponendo l'attuazione extraterritoriale delle leggi interne di questo Paese". Il direttore generale per l'Europa occidentale del ministero degli Esteri iraniano Ahmadabadi, incaricato di ricevere l’ambasciatrice, avrebbe poi sottolineato che "questo non solo danneggia le relazioni di lunga data tra Iran e Italia, ma contraddice anche i principi e gli standard del diritto internazionale, comprese le norme sui diritti umani, e può essere considerato una forma di detenzione arbitraria". E avrebbe invitato l'Italia “a respingere la politica statunitense di presa di ostaggi, contraria al diritto internazionale, in particolare ai diritti umani, a fornire le condizioni necessarie per il rilascio di Abedini il prima possibile e a impedire agli Stati Uniti di danneggiare le relazioni bilaterali tra Teheran e Roma".
Sempre oggi, fonti citate dalle agenzie di stampa avrebbero confermato quanto riportato anche da Repubblica su una interlocuzione in corso tra le autorità italiane e quelle degli Stati Uniti sul caso.