L’ombra lunga di Nosferatu si staglia ancora oggi come uno dei pilastri del cinema horror. Il film di Friedrich Wilhelm Murnau, uscito nel 1922, è molto più di un adattamento non ufficiale del Dracula di Bram Stoker: è un capolavoro dell’espressionismo tedesco, un viaggio nell’incubo che ha plasmato l’immaginario collettivo sul vampiro. L’iconica figura di Max Schreck nei panni del Conte Orlok, con le sue mani artigliate, la testa calva e il profilo minaccioso, ha inaugurato un’estetica del terrore che, a distanza di un secolo, non ha perso nulla della sua forza.
Oggi, riportare Nosferatu sul grande schermo è una sfida tanto ambiziosa quanto rischiosa. A raccogliere il testimone è Robert Eggers, uno dei registi più originali e visionari del cinema contemporaneo, che ha fatto dell’accuratezza storica e dell’esplorazione delle nostre paure ancestrali il marchio distintivo del suo lavoro. Con film come The Witch, The Lighthouse e The Northman, Eggers ha dimostrato una straordinaria capacità di immergere il pubblico in mondi lontani, oscuri e inquietanti, dove il confine tra realtà e mito si dissolve.
Con Nosferatu, Eggers non si limita a reinventare il mito del vampiro: lo riporta alle sue radici folcloristiche e brutali, lontano dall’immagine romantica e glamour che il cinema ha spesso veicolato negli ultimi decenni. In occasione dell’uscita nelle sale italiane il 1 Gennaio 2025 con Universal, ho incontrato virtualmente il regista, esplorando la genesi del progetto, il suo legame personale con il classico di Murnau, e le scelte creative che lo hanno guidato nella realizzazione di questa versione tanto attesa.
La fascinazione per Nosferatu: un legame personale
Per Eggers, Nosferatu non è solo un film, ma una vera ossessione. Il suo amore per il capolavoro di Murnau risale all’adolescenza, quando lo adattò in una pièce teatrale ai tempi del liceo. Questo legame personale si è trasformato in una fonte di ispirazione per il suo lavoro, spingendolo a esplorare sempre più a fondo il mito del vampiro.
Credo che il film abbia avuto un impatto molto forte su di me,
racconta Eggers.
All’inizio è stata l’interpretazione di Max Schreck e la potenza del semplice adattamento fiabesco della storia di Dracula. Poi, crescendo, ho scoperto che questa era una storia che poteva contenere tutti i miei interessi creativi.
Il regista vede in Nosferatu una cornice perfetta per intrecciare le sue passioni per il folklore, l’occulto e la storia.
Man mano che imparavo di più sull’occulto e sul folklore dei vampiri dell’Europa dell’Est, sull’isteria e sulla medicina del XIX secolo, capivo quanto questa storia potesse contenere.
aggiunge. Questo approccio multidimensionale caratterizza ogni suo progetto, ma con Nosferatu assume un significato particolarmente personale.
Radici folcloristiche e la brutalità del vampiro
Uno degli aspetti centrali del film è il ritorno alle radici folcloristiche del vampiro. Quando gli ho chiesto come abbia intrecciato questi elementi nella sua visione cinematografica, Eggers ha risposto con entusiasmo:
Bill (Skarsgård) interpreta un vampiro del folklore. È un cadavere animato. Non è un Frank Langella con lo smoking.
Il design del vampiro è stato curato nei minimi dettagli, con un equilibrio tra omaggio al Nosferatu di Max Schreck e un approccio più viscerale e crudo.
Abbiamo lavorato con David White, il designer delle protesi, e Florin Lăzărescu, un esperto di folklore transilvano. Ad esempio, Florin mi ha ricordato che gli strigoi spesso hanno il volto rosso, e ci sono momenti in cui il sangue si raffredda sottopelle dopo che Orlok si è nutrito. Questo, per esempio, è uno dei tanti dettagli storici e folcloristici che ho amato inserire. Mi sono davvero divertito!
L’estetica del colore: tra luce naturale e desaturazione
Come sempre nel cinema di Eggers, l’estetica visiva è parte integrante della narrazione. In Nosferatu, l’illuminazione e il colore giocano un ruolo fondamentale. Eggers ha scelto di avvicinarsi il più possibile a fonti di luce naturale, in continuità con il suo stile realistico e immersivo.
In Transilvania, tutto è illuminato da candele, mentre la luce della luna è quasi in bianco e nero, perché è così che la percepiamo realmente il chiaro di luna, come qualcosa di desatura.
Spiega Eggers.
Il colore diventa un elemento narrativo: man mano che il film prosegue, sono rimasta colpita da come la palette cromatica si impoverisce, fino a diventare quasi anemica nel finale, proprio come se un vampiro gli avesse succhiato via tutta la linfa vitale.
È vero, hai assolutamente ragione.
mi conferma Eggers.
Nell’ultimo atto, le scene, anche di giorno, sono più cupe. Anche gli abiti diventano più funebri. C’è letteralmente meno colore, ed è un effetto che trovo affascinante.
La seduzione del passato
Uno degli aspetti che caratterizzano il cinema di Eggers è il suo radicamento nel passato. Dai puritani di The Witch ai marinai del XIX secolo in The Lighthouse, il regista esplora epoche lontane in cui mito e superstizione avevano un ruolo centrale nella vita delle persone. Chiedendogli cosa lo attragga in questi contesti, Eggers ha rivelato:
Mi piace conoscere il passato e mi piace capire chi siamo e dove stiamo andando, partendo da dove siamo arrivati. È quello che mi ha sempre entusiasmato fin da bambino. Se non fossi un regista, forse sarei un archeologo, ma questo è ciò che mi piace.
Questo legame con il passato, per Eggers, rende il cinema di genere ancora più potente.
Penso che sia più facile raccontare storie di streghe e vampiri in un periodo in cui la gente credeva fermamente in queste cose. Certo, non è proprio il caso di Wisborg, però hai capito cosa intendo.
Scienza, tradizione e credenze
Eggers è affascinato dal modo in cui tradizioni e credenze metafisiche si scontrano con la razionalità scientifica. Questo conflitto è al centro di molti dei suoi film, e Nosferatu non fa eccezione. Viene naturale, pertanto, chiedersi se oggi abbiamo perso il contatto con le nostre radici spirituali. Eggers sembra rifletterci, per poi dire:
Penso che la difficoltà con queste cose sia che, se ci credi, sono vere. Forse è per questo che le esploro nella sicurezza del cinema, piuttosto che tuffarmi nell’oscurità più profonda e finire in manicomio.
Omaggi personali e dettagli curiosi
Eggers ha anche inserito omaggi personali nella sua versione di Nosferatu. Un dettaglio particolarmente curioso riguarda due sculture a forma di gargoyle che adornano il caminetto del castello di Orlok.
Nella mia produzione teatrale, quei gargoyle erano interpretati dai miei fratelli più piccoli. In un certo senso, è un omaggio a loro.
racconta con un sorriso.
Con questa nuova versione di Nosferatu, Robert Eggers non solo reinventa un mito, ma lo riporta alle sue radici più oscure e brutali. Il vampiro di Eggers non è un seduttore elegante, ma un cadavere animato, un mostro che incarna le nostre paure più primitive. In un’epoca in cui il cinema horror spesso punta sullo spettacolo e sul glamour, Eggers ci offre un’esperienza che è al tempo stesso un omaggio al passato e una meditazione contemporanea sull’oscurità che ancora ci abita.
Nosferatu sarà in anteprima dal 31 Dicembre e al cinema dal 1 Gennaio con Universal Pictures.
- Attributi: DVD
- Schrek,Wangemheim,Schroder (Attore)
- Audience Rating: G (audience generale)
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